L'angolo dello scrittore

Res simplex omnibus

_di Matteo Bordone

 

Ho pensato l’altro giorno che questo fatto di usare i termini latini ius soli e ius sanguinis in relazione al tema della cittadinanza in Italia è sbagliato. Certo, il termine giuridico è quello, lo capisco, e va bene così, figuriamoci. Ma è dai tempi di Manzoni che il latinorum taglia fuori la gente dalla comprensione del diritto, così come i grecismi di molti medici non fanno capire le cose alle persone. E siccome si parla di diritti, di questioni fondamentali, la cosa da evitare non è l’ineleganza, ma l’incomprensione: le istituzioni, lo stato e l’informazione del paese devono fare di tutto perché le persone capiscano quali sono i loro diritti, senza bisogno di avere fatto il liceo. Quindi, a maggior ragione per una questione così complicata e centrale per l’esistenza di tanti, nei libri teniamo ius soli e ius sanguinis, ma quando ne parliamo, quando lo stato spiega, perché non diciamo «cittadinanza per diritto di suolo» e «diritto di sangue», o qualcosa di simile? È una cosa piccola ma giusta, secondo me.